Una guerra di popolo nelle apuane Quanti pensano che la Resistenza italiana sia stata un mito, o che la "guerra di popolo" sia stata una invenzione della propaganda comunista (come vanno scrivendo troppi interessati revisionisti), dovrebbero riflettere sulla storia della provincia di Massa Carrara, nelle Apuane, non a caso definite "cittadella inespugnata della libertà": 629 partigiani caduti in combattimento; oltre 700 civili trucidati negli eccidi nefandi di cui si macchiarono i soldati tedeschi e i repubblichini; 20 medaglie d'oro al valor militare. La qual cosa significa, davvero, che vi fu tutto un popolo dalla parte dei partigiani, come non avrebbe non potuto essere in una realtà in cui, come si legge nella motivazione della medaglia d'oro concessa alla Provincia, "vinse la fame" (...) "irrise per nove mesi al nemico e lo vinse" è stata esempio con il "leggendario sacrificio delle sue donne e dei suoi ragazzi". Ovvero, come ha detto e scritto il comandante americano della Quinta Armata: senza il contributo dei partigiani, per gli alleati, sarebbe stato difficile avanzare lungo la costa ligure. Come, del resto, ben sa chi conosca i sentieri impervi e le vette acuminate, che salgono fino a sfiorare i 2000 metri, o le gole profonde e spaventose modellate dalla secolare escavazione marmifera, ed immagini come ben diversamente sarebbero andate le vicende belliche se, invece che presidiati dai partigiani, quei luoghi, fossero stati occupati dalle truppe tedesche. A questo eroico contributo di popolo, apporto inestimabile per la nascita della democrazia in Italia e per l'instaurazione della Repubblica, fa riferimento un agile volume fresco di stampa, di cui si deve essere grati al senatore comunista Fausto Marchetti che ha avuto l'idea di "riscoprire" alcuni preziosi scritti di un autorevole protagonista dell' antifascismo carrarino,quale è stato Giuseppe Mariani. Questi - negli anni in cui il regime fascista, con l'impresa d'Etiopia, si proclamava "imperiale" e registrava il maggiore consenso - cospirava con i gruppi clandestini di Giustizia e Libertà. Arrestato e condannato a 10 anni di carcere, riacquista la libertà, nel 1943, a seguito della caduta di Mussolini e del crollo del regime. Mariam ha 35 anni, sette dei quali trascorsi nelle carceri fasciste La sua tempra di combattente non ha conosciuto tentennamenti, la sua ribellione, forgiata come il marmo delle sue Apuane, è diventata, se possibile, più tenace e decisa. Come scrive Marchetti nella prefazione del libro, Mariani "non ha dimenticato la vigorìa combattiva che gli aderenti a Giustizia e Libertà hanno dimostrato negli anni della clandestinità", bagaglio essenziale alla sua biografia antifascista, cui nel carcere ha aggiunto l'ammirazione e la stima per il sacrifico e la lotta dei comunisti, grande esempio per le giovani generazioni: "uomini di coraggio che non si sono piegati di fronte al potere del fascismo, hanno affrontato il Tribunale Speciale con la salda convinzione di rappresentare le aspirazioni di libertà delle grandi masse popolari italiane". Appena scarcerato, Mariani, diventa un protagonista di primo piano della liberazione. Assume il nome di battaglia di "Marco" e sarà uno dei due rappresentanti del Partito comunista nel Comitato di liberazione apuano. ricostituito nel luglio 1944 (dopo che il precedente Cm era stato decimato dai tedeschi). A questo punto, anche a costo di commettere ingiustificate omissioni rispetto al volume curato da Fausto Marchetti, è gioco forza scegliere i due avvenimenti straordinari della guerra di popolo nelle Apuane: la ribellione popolare, nel luglio 1944, contro l'ordine tedesco di evacuare Carrara e la prima liberazione "della città ad opera dei partigiani (8 -13 novembre 1944), cinque mesi prima della Liberazione vera", avvenuta l'11 aprile 1945. All' imposizione tedesca di trasferire in massa la popolazione nella provincia di Parma viene data un'inattesa risposta di lotta. Nel giro di pochi giorni il Partito comunista clandestino organizza una manifestazione di donne (si dice alcune centinaia, la qualcosa è poco meno di un miracolo, date le condizioni dell?occupazione nazi-fascista). Le manifestanti sfilarono in corteo per le strade della città fino alla via Garibaldi, ove aveva la sede il comando germanico. Le minacce e gli arresti effettuati non fermarono la protesta. Dopo alcuni giorni le arrestate saranno rilasciate. Quanto all'ordine di sgombero anche se mai revocato non avrà alcun seguito. L'altro avvenimento, passato alla storia come la prima Liberazione di Carrara, subirà qualche censura perché considerato un gesto prematuro e persino "avventato". Ed è certamente vero che il rischio fu molto grande. Ma giacché, come si dice, la fortuna aiuta gli audaci, è probabilmente vero quello che ha scritto Mariani: i tedeschi non si sentivano abbastanza forti per affrontare una sollevazione popolare. Tanto è vero che il comando germanico dovette piegarsi: accettare lo scambio di 19 ostaggi civili, con 7 soldati tedeschi catturati dai partigiani; i quali partigiani, dall'8 al 13 novembre 1944, tennero sotto il loro controllo mezza città. Radio Londra, in quei giorni, fece conoscere al mondo la grande impresa dei partigiani e del popolo di Carrara che, con il loro ardire, erano riusciti ad incutere il timore all?arrogante e spietato occupante nazista. Che tutto questo sia un mito e non sia stata guerra di popolo, lo lasciamo dire ai tardi epigoni del vergognoso passato di Salò, i quali, anche per questa via, tentano una loro impossibile riabilitazione. Antifascismo e Resistenza nella provincia di Massa Carrara, scritti di Giuseppe Mariani, Aldus Casa di Edizioni in Carrara, pagg. 91, Euro 6 Il 442 reggimento di combattimento e di assalto americano, comandato dal colonello Miller, entrò nel territorio di Massa e Carrara l'11 aprile 1945, quando ormai le due città erano state liberate dale forze partigiane; entrati in Carrara agli americani non restò che il compito di rastrellare I tedeschi in fuga e smantellare piccoli nuclei di resistenza. A queste operazioni, le ultime della Guerra, I partigiani parteciparono riservandosi I compiti più difficili. Circa 800 prigionieri tedeschi vennero consegnati agli americani: il controllo delle zone a monte della città aveva impedito che I tedeschi vi si attestassero, per resistervi con ottime possibilità di successo. Questo argomento fa parte di un altro capitolo della storia della Resistenza nella provincia di Massa e Carrara; ènecessario riportare qui le parole che il colonnello Miller stesso pronunciò confermando più tardi il suo pensiero in una lettera che scrisse al Comune di Carrara, in occasione dell'anniversario della liberazione della città: il primo anniversario della liberazione di Carrara rappresenta indubbiamente unoccasione da sottolinearsi; tuttavia desidero replicare la dichiarazione che già ho fatto da tempo ed èquesta : non furono le truppe americane a liberare la vostra città; non può essere negato che la liberazione fu resa possible solamente per lo spirito combattivo, per l'organizzazione clandestine dei partigiani di Carrara. Certamente, se le nostre truppe non avessero ricevuto l'assistenza e la preparazione del terreno dai vostri leali cittadini, sarebbe stato costoso, e , probabilmente impossibile per le nostre truppe avanzare lungo la costa ligure contro il nemico. Questa lettera ha la data del 17 aprile 1946. (ibid, pagg. 65/66) |
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