Negli USA top secret sulle carte di Moro

Ancora oggi a tanti anni dai delitto Moro la documentazione americana presso gli archivi di Washington è ancora "top secret". Sono state desecretate le carte riguardanti molti degli inquietanti retroscena della vita internazionale degli anni della guerra fredda, e di quelli successivi, in cui gli Stati Uniti d'America sono stati protagonisti o coinvolti in non poche, inconfessabili, interferenze nella vita degli altri paesi, ma nulla è consentito conoscere sul rapimento e sulla strage dei cinque uomini della scorta a via Fani, e sull'assassinio di Aldo Moro. Molte sono le congetture, ma nessuna certezza. Se non quella che neppure dopo l'Amministrazione Cllinton i ricercatori hanno potuto consultare la documentazione esistente negli Stati Uniti. La qual cosa, da un lato, consente che siano sparsi nuovi veleni, dall'altro alimenta la convinzione che gli USA non siano estranei alla sorte toccata al Presidente della Dc. D'altra parte anche in Italia la maggioranza di oggi ha voluto rinunciare alla ricostituzione della Commissione stragi, il cui ultimo Presidente, senatore Pellegrino, aveva affermato che il sequestro Moro era, oltre che "prevedibile", anche "prevenibile". Ed il fatto che non sia stato impedito è attribuibile "alla disorganizzazione complessiva del sistema della sicurezza". Per quanto riguarda gli americani è ben vero che lo stesso Moro non nascondeva le sue preoccupazioni per la loro "diffidenza" nei suoi confronti. È nota, del resto, la vera e propria ostilità di Kissinger verso Moro, fino al punto da giungere al consiglio di "ritirarsi dalla politica".
A parte ogni altra cosa, è un dato di fatto che gli americani "non lo capivano" e quando vedevano i risultati della sua politica erano contrariati per "l'avvicinamento del Pci al potere".

Nel libro scritto da un collaboratore dell'Europeo e del Corriere della Sera sulla base delle carte "consultabili" presso il Pentagono (Claudio Gatti, "Resti tra noi: l'America, l'italia, la questione comunista: i segreti di 50 anni di storia") si leggono interessanti rivelazioni circa il rapporto tra Moro e gli americani. In particolare, per quanto riguarda il potente segretario di Stato, Kissinger, viene riportato il giudizio espresso da Tom Trimarco, assistente dell'Ambasciatore John Volpe, che rappresentò a Roma l'Amministrazione Nixon, daI 1973.
" Kissinger non si fidava di Moro", dice Trimarco (pag. 129). "Era convinto che i democristiani pur di mantenere il potere avrebbero fatto un patto col diavolo. E non riuscendo ad afferrare le sfumature del linguaggio e delle mosse politiche di Moro, pensava di avere a che fare con un uomo inattendibile e inaffidabile".
Più avanti, nello stesso libro, si riferisce un episodio che rasenta il ridicolo. Il 12 giugno 1980 l'Ambasciatore americano a Roma, Richard Gardner telegrafa a Washington che in occasione della cena ufficiale offerta da Pertini al Quirinale in onore di Carter, il leader del Pci, Enrico Berlinguer, figura nella lista degli invitati. Questo sembra spaventare gli americani più di quanto non lo fossero stati per il rapimento di Moro. L'idea che i fotografi potessero riprendere Carter mentre stringeva la mano a Berlinguer era per loro intollerabile.
Ragione per cui, si legge nel libro (pag. 204), si addivenne al compromesso: "abbiamo ottenuto l'impegno del Quirinale di escludere i fotografi dalla cerimonia di presentazione. Abbiamo anche concordato che i soli fotografi presenti alla cena saranno quelli ufficiali del Quirinale e della Casa Bianca"

(Gianni Giadresco, la Rinascita della sinistra, 24 maggio 2002)

 
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