Frederic
Joliot Curie e la Germania Nazista
Hitler
avrebbe voluto mettere le mani su Frédéric Joliot Curie,
lo scienziato francese che già nel 1935 aveva ottenuto (insieme
alla moglie Irene) il premio Nobel per la scoperta della radioattività
artificiale.
Quello dei Curie è un caso unico e straordinario, anche tra i grandi
della scienza: tre premi Nobel nella stessa famiglia, pionieri della nuova
scienza della radioattività. Si può immaginare con quanto
interesse la Germania nazista guardasse i risultati raggiunti da Joliot
Curie, il quale, quando la Francia fu trascinata nella disfatta, era alla
testa delle ricerche atomiche in tutto il mondo. Se, nel 1941, il 1110
Reich avesse potuto mettere le mani sugli studi e sul laboratorio di Joliot
Curie, avrebbe potuto volgere al suo favore le sorti della guerra anche
a costo di distruggere la civiltà del mondo. Joliot Curie (che
aveva aderito al partito socialista nel 1934 ed entrerà nel Partito
comunista nel corso della Resistenza) prese in quel momento la decisione
più difficile: mettere a repentaglio la propria esistenza ma salvare
il suo lavoro, impedendo ai nazisti di appropriarsene.
Ma
quando i soldati (e gli scienziati) di Hitler arrivarono al laboratorio
di Joliot Curie, trovarono molto meno di ciò che stavano cercando.
Gli studi relativi alla pila atomica e tutti i documenti di Joliot Curie
erano stati dati alle fiamme dallo scienziato stesso, il quale si assunse
la responsabilità di spedire, si può dire sotto i loro occhi,
ogni cosa in Inghilterra, insieme ai bidoni contenenti gli stock dell'acqua
pesante "l'eau lourde", "materia prima" essenziale
nelle ricerche atomiche. "La bataille de l'eau lorde", a guerra
finita, diventerà il titolo di un film, nel quale Joliot Curie
e due suoi collaboratori reciteranno nel ruolo di se stessi.
Nel 1941 Joliot Curie, entra totalmente nella clandestinità assumendo
il nome di battaglia di "Jean Pierre Caumont". Il giorno della
liberazione di Parigi (25 agosto 1944) sarà lui, con il suo gruppo
di scienziati-partigiani, a disinnescare il sistema di mine con il quale,
su espresso ordine di Hitler, gli occupanti germanici si proponevano di
distruggere i punti nevralgici della città.
Alla fine della guerra, nessuno più di lui meritava gli alti onori
e riconoscimenti che gli furono tributati. Nel campo specifico della ricerca
atomica, era un'autorità universalmente rispettata; sarà
Accademico di Francia, verrà designato, alla direzione del Centro
nazionale della ricerca scientifica, e nominato Alto commissario per l'energia
atomica, con l?incarico di costruire la prima pila atomica francese.
Ma
dove non erano riusciti gli occupanti germanici, riusciranno gli accecati
anticomunisti degli anni della guerra fredda. Il grande scienziato non
volle abiurare la sua fede comunista, per cui il 28 aprile 1950, sarà
rilevato dalle sue funzioni. La motivazione addotta ebbe il merito di
non celarsi nell?ipocrisia. Joliot Curie, il grande scienziato che aveva
salvato il mondo impedendo a Hitler di costruire la bomba atomica, veniva
cacciato perchè era comunista: "per le sue dichiarazioni in
pubblico, per il suo accordo senza riserve alle risoluzioni votate al
Congresso del Partito comunista francese". La qual cosa dimostra
quanto fosse caduta in basso la politica e a qual punto di pericolosità
e degenerazione fosse giunta la situazione del mondo nel corso della guerra
fredda.
È comunque il caso di fare notare che il partito comunista francese
era, in quegli anni, il primo partito di Francia, ed aveva nel suo patrimonio
genetico una storia antifascista tanto gloriosa da essere definito "il
partito dei fucilati". Joliot Curie era, oltre che un eroe della
Resistenza, un convinto assertore dell'impiego pacifico dell'energia nucleare.
Egli lamentava che una grande conquista della scienza fosse stata "purtroppo
rivelata al mondo dal boato dell'esplosione di Hiroshima". Ma, diceva,
"malgrado questa terrificante apparizione, è una conquista
che potrà portare agli uomini più bene che male". Diventò
il leader delle ricerche atomiche pacifiche in tutto l'Occidente. La sua
risposta, a chi lo colpiva per le sue idee fu quella di moltiplicare l'impegno
a favore di esse: diventò l'animatore e il Presidente mondiale
del Movimento dei partigiani della pace. Morì, colpito da una emorragia
cerebrale, a soli 58 anni, il 14 agosto 1958.
La notizia della sua scomparsa suscitò un?emozione profonda nel
mondo intero, presso i grandi della terra ma, soprattutto e in particolare,
in milioni di donne e di uomini umili che, in tutto il mondo, avevano
condiviso la speranza di fare trionfare la pace. De Gaulle ordinò
che si svolgessero esequie di Stato, alle quali prese parte una folla
sterminata.
(Gianni Giadresco,
la Rinascita della sinistra, 14 giugno 2002) |