Gianni Giadresco - Guerra in Romagna 1943 - 1945La Piazza avvenimenti - 7 agosto 2004

Un libro destinato a far parlare di sé

E’ uscito in questi giorni un libro scritto dal giornalista e storico On. Gianni Giadresco per il 60° della Resistenza e Liberazione.
Si chiama “GUERRA IN ROMAGNA” 1943 – 1945 i tedeschi, i repubblichini, gli alleati, i partigiani fatti e personaggi.
E’ un libro destinato a fare parlare, perché presenta personaggi “nuovi” nel panorama della Resistenza oltre a notizie storiche ricche di particolari. Un partigiano racconta la RESISTENZA di massa dei contadini e delle donne, episodi e avvenimenti di sessanta anni fa, quando la Romagna fu il campo di battaglia di opposti eserciti – Liberatori gli Anglo-Americani, occupanti i tedeschi e la Resistenza assunse i caratteri della guerra di popolo.
L’epopea dell’8° Brigata e l’epica battaglia di CA’ di MALANCA, la guerra partigiana nell’Appennino e la “pianurizzazione”, i rastrellamenti e le spietate rappresaglie tedesche e repubblichine; le leggendarie imprese di SILVIO CORBARI; l’audace colpo del tenente badogliano all’Albergo ALTA ROMAGNA di Santa Sofia, il sacrificio dei tre Martiri di Rimini e dei fratelli SPAZZOLI di Coccolia; la lunga fuga dei generali inglesi dall’Eremo di Camaldoli all’Adriatico; il miracolo di Santa Apollinare e il “Piano Bulow”.
Questi e molti altri avvenimenti sconosciuti o dimenticati della guerra di liberazione in Romagna (la “spy story” partigiana dell’Ori e dell’Oss americana; ZACCAGNINI e il CLN nelle Canoniche; l’ARCIVESCOVO rosso; la radio dell’VIII armata nel Grand Hotel di Cesenatico; la Brigata Ebraica da Mezzano a Brisighella; ecc.). Quando la guerra ha sostato a lungo tra la Linea Gotica vanamente sfondata a Rimini e il fiume Senio, dove il fronte ha sostato fino alla primavera 1945: “i duecento giorni più lunghi della Romagna”.
Il libro inquadra gli avvenimenti sullo sfondo della campagna d’Italia e del difficile rapporto tra gli Alleati in vista della imminente fine della guerra. In particolare la volontà di Churchill di trasformare l’offensiva della Linea Gotica in una rapida avanzata Anglo-Americana in direzione di Vienna allo scopo di tagliare la strada all’Armata Rossa di Stalin. La tenacia resistenza tedesca, “le grandi piogge” dell’autunno 1944, i fiumi della Romagna, e gli errori dei comandi Alleati impedirono la “rapida cavalcata” dei carri armati nella Valle Padana. In aggiunta agli avvenimenti resistenziali l’autore dedica alcuni capitoli all’altra parte la Repubblica Sociale: cosa fu il Fascismo e cosa è stata la Repubblica di Salò, quando l’ex fondatore dell’impero, un Mussolini redivivo, manovrato da Hitler tentò, proprio in Romagna, di giocare la carta delle “Socializzazioni”, ultimo bluff della sua vita e della sua effimera repubblica, cercando di coinvolgere i repubblicani e i socialisti romagnoli che un tempo aveva fatto perseguitare dai suoi squadristi.
Infine il capitolo riguardante il rapporto degli alleati con i partigiani: dalla diffidenza reciproca alla leale collaborazione e al riconoscimento del contributo dato dagli italiani alla guerra contro il comune nemico nazifascista.
Di fronte ai molti tentativi di falsificare la storia, il racconto e la conoscenza degli avvenimenti che derivano da un libro come questo, sono indispensabili per chi voglia celebrare degnamente il 60° anniversario della guerra di Liberazione, comprendere le ragioni patriottiche dell’Antifascismo e i caratteri del movimento partigiano in un paese come l’Italia, e particolarmente in Romagna dove la guerra di popolo ebbe un significato profondamente unitario, non fu “guerra civile” né lotta di classe, ma guerra di liberazione nazionale.
Questo libro, scritto senza odio e faziosità da un protagonista che non vuole dimenticare (incomincia con la poesia “un s po’ sminghè” – E’ impossibile dimenticare – di Albertina Santi Baffè), dovrebbe essere letto da tutti i giovani che vogliono conoscere cosa sia stato il fascismo e ciò che venne fatto, 60 anni or sono, per liberare l’Italia e fare nascere la democrazia. E’ il libro che chi è stato partigiano deve regalare ai suoi nipoti per dare una risposta seria e di grande unità degli italiani – come fu appunto la Guerra di Liberazione Nazionale – al clima dell’odio antipopolare e della divisione, tipico del fascismo e della Repubblica di Salò.

Ettore Zannoni

www.giadresco.it